“Mio fratello Ugo a primavera, è sceso dalle montagne partigiano. Le ragazze di Pasturana l’hanno accolto con i fiori di biancospino che allora cresceva ovunque sulle siepi. La piazza era gremita di gente a festeggiare la Liberazione. La mia famiglia era tanto contenta che, finalmente, era finita”

Scrive Luisa Arecco, descrivendo la giornata della Liberazione, in alcuni fogli lasciati al Comune di Pasturana: i due erano fratello e sorella.

Luigi Arecco nei ricordi della figlia Maria Grazia --


Ugo, in realtà si chiamava Luigi. Nato nel 1917, ha fatto la carriera militare a Castel Maggiore, nel Genio Ferrovieri, dove vivevamo vicini alla casa della famiglia del pilota Alex Zanardi. Era un uomo buono, aiutava chi poteva, allegro con gli amici, in casa si dimostrava più severo con i figli.

L’armistizio e la clandestinità

Probabilmente dopo l’8 settembre ha deciso di unirsi ai partigiani, facendosi chiamare “Severo” e, conoscendolo bene, quello era davvero un aspetto del suo carattere che spiccava particolarmente. Aveva il grado di Vice Comandante della Brigata Val Lemme-Capurro mentre il partigiano “Veniero”, Pietro Pesce, era il comandante. La IV Divisione Garibaldi “Pinan Cichero” era suddivisa in cinque brigate: tre di montagna (Arzani, Oreste, Po-Argo) e due di pianura (Val Lemme-Capurro e Paolo Rossi). A differenza delle altre brigate, di cui esiste un’ampia documentazione, per la Val Lemme-Capurro non esiste materiale documentale.

I compagni di lotta


Si nascondeva in quella che ora si chiama la Grotta dei Partigiani, che si trova nei pressi del monte Paganone a San Cristoforo, verso Parodi Ligure, si tratta di un anfratto calcareo naturale. I Comuni di San Cristoforo e Parodi Ligure hanno posto due lapidi per ricordare i caduti di quella guerra. In questa specie di grotta viveva con “Verde”, un partigiano a cui era legatissimo, cui piaceva molto scherzare e ripetere: «Se mi prendono e mi dicono: “Dove vuoi essere impiccato? A una pianta di rosmarino».

Ogni tanto, proprio sotto il naso dei soldati tedeschi, tornava a Pasturana per vedere mia nonna – sua madre - la sera, quando c’era l’abitudine di ritirarsi nelle stalle per chiacchierare e tenersi compagnia l’uno con l’altro.

Altri partigiani nel gruppo di Severo erano Breda, Dudi, Zambo, Veniero, Budu, Alfa, Spariero, Scrivia, Ics, Merlo, Raso, l’Avvocato e un partigiano russo.

Molte persone correvano enormi pericoli per dare una mano: a San Cristoforo viveva una donna, Giustina Dameri detta Ciusta, era la staffetta che aiutava il gruppo di mio padre, nel suo letamaio nascondeva le armi e le macchine da scrivere, li aiutava con i viveri e gli abiti. Con Ciusta avevano organizzato un segnale per avvisare se la via era libera o viceversa: finestre aperte e lenzuola ad arieggiare significava che si poteva passare senza pericolo. Lei nascondeva nella crocchia i messaggi.

 

Il rastrellamento alla Benedicta

Per un puro caso non si è trovato alla Benedicta durante il tremendo rastrellamento (nella notte tra il 5-6 aprile 1944, 154 partigiani fucilati, 190 deportati al KL di Mauthausen) come pure ci raccontava di un agguato nella zona di Tassarolo cui, con i suoi compagni di brigata, era riuscito miracolosamente a sfuggire.

L’insurrezione e la liberazione di Novi Ligure

La Brigata di Arecco partecipò alla liberazione di Novi Ligure. Le trattative cominciarono il 24 aprile, con la mediazione del parroco di Tassarolo. In seguito alle trattative, le truppe tedesche evacuarono Gavi Ligure, mentre il 25 aprile alcuni partigiani, tra cui “Severo”, entrarono in Novi, seguiti dai patrioti della “Arzani” che, nella notte, misero in fuga la guarnigione tedesca liberando così Novi Ligure il giorno successivo.
 
Il 26 aprile, all’indomani della Liberazione, tutti i dirigenti fascisti furono rimossi dai loro incarichi e gli enti locali commissariati.
 
 

Il Sindaco della città, Biagio Martelli, su indicazione del CLN, nominò il vicecomandante Arecco Presidente dell’Ente Cooperazione.


 




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